Dare forza alle tante imprese agro-alimentari e rilanciare un territorio di qualità
È stato un incontro partecipato quello svoltosi venerdì 18 novembre pomeriggio nella Sala Conferenze della Fondazione Il Vallato per segnare il tracciato idoneo alla nascita di un distretto agroalimentare nell’area della Sinclinale Camerte. A prendere parte alla riunione sono stati imprenditori, amministratori comunali e rappresentanti delle associazioni di categoria. Ringraziamenti sono pervenuti dal sindaco di Matelica, Massimo Baldini, che ha ringraziato «la Fondazione Il Vallato per le proposte che sta avanzando e per come sta operando, offrendoci nuovi ulteriori stimoli». Il presidente della Fondazione, Antonio Roversi, dal canto suo ha tenuto a precisare che «teniamo particolarmente al progetto del distretto perché c’è scarsa conoscenza e consapevolezza del ruolo che hanno avuto nello sviluppo produttivo nazionale. I distretti infatti sono sempre stati contesti che hanno garantito il successo non solo a livello nazionale, ma addirittura a livello mondiale se pensiamo alle ceramiche di Sassuolo o agli scarpari di Civitanova. Il distretto è un po’ come il calabrone, che per struttura alare, in relazione al suo peso, non sarebbe adatto al volo, ma lui vola lo stesso. Così creare un distretto serve a dare forza alle tante imprese di qualità del territorio e fare la differenza, tanto più che per numeri, qualità e fatturati le imprese della Sinclinale sono superiori alla media nazionale, con ampie potenzialità di sviluppo. Se ci uniamo la proposta di candidatura Unesco del paesaggio vitivinicolo della Sinclinale come valore aggiunto ne ricaviamo da subito che i nostri otto Comuni con tutta la loro organizzazione, per una volta – stranamente se vogliamo, ma in modo sinergico – stanno lavorando per una strategia montana che non ha precedenti e cambierà la storia locale». Sul tema è intervenuto pure il presidente dell’Istao ed ex vice ministro all’Economia Mario Baldassarri, che ha ricordato l’insegnamento ricevuto «quando da giovane studente mi recai a Parigi in gita e trovai in cima agli Champs-Élysées il negozio di Mario Botticelli di Civitanova, che vendeva le stesse scarpe a 5.000 lire quando da noi le vendeva a 500 lire: era quello il valore aggiunto che faceva la differenza, ma avvantaggiava chi vendeva e non chi produceva. Il miracolo economico marchigiano, nell’ambito di quello italiano, è stato determinato da piccole e micro imprese, quando in teoria solo con la grande dimensione si poteva avere un futuro. E se sei piccolo o ti distingui o ti estingui, arrivando sul mercato e guadagnando il giusto. I distretti in questo senso hanno fatto molto per aiutare le imprese ad arrivare direttamente sul mercato con i marchi di qualità. La globalizzazione ha stravolto tutto, riportando sul mercato un’enorme competizione tra gli operatori, generando problemi e cambiando i livelli dell’occupazione perché chi sopravvive lo fa sulla qualità: dal design al prodotto intrinseco. Oggi la digitalizzazione d’impresa facilita le vendite e comporta una riorganizzazione dei punti decisionali di azione, investendo e meglio con pochi prodotti. Lo sforzo che ci poniamo è dunque quello di essere capaci di costruire la cordata per le esigenze del mercato, come hanno già saputo fare imprese come la Pasta Mosconi o la Pasta di Camerino». La dirigente regionale Francesca Severini si è invece soffermata sulle potenzialità offerte ai distretti del cibo dalla normativa vigente e le potenzialità di marchi agroalimentari, oltre al fatto che «si opera in una dimensione territoriale anche con le scuole, accrescendo una cultura di valorizzazione delle eccellenze». E in merito alle esperienze costruite con successo è intervenuta Giuliana Porrà, sindaco di Altidona, capofila del contratto di fiume tra le due sponde della Valdaso, con esiti brillanti ed in costante crescita e sviluppo in termini agroalimentari ed economici per le imprese della zona. Supporti a «fare bene e fare squadra» sono pervenuti poi dal consigliere regionale Renzo Marinelli e dal presidente del Centro Studi Luglio ’67, Raimondo Turchi, che ha ricordato come «il vino sia una peculiarità della Sinclinale che nei millenni si è fatto apprezzare ed oggi rappresenta nell’insieme un microcosmo di rilievo per la candidatura Unesco».
L’assessore alla Cultura e alla Bellezza del Comune di Fabriano e componente del Centro Studi Luglio ’67, Maura Nataloni, che ha teso a sottolineare «l’esigenza per il nostro progetto territoriale di generare politiche di rete a livello nazionale, come accade nel nord Italia, unendo alla produttività ed alla spinta fornita dalla digitalizzazione il valore aggiunto della creatività, tutti elementi per noi comuni».