


MATELICA – Davvero interessante e ricco di spunti è stato l’incontro sulla nascita della stampa e la diffusione dei testi sacri, svoltosi nel pomeriggio di sabato 28 settembre nella sala conferenze della Fondazione Il Vallato, che ha avuto come relatori il viceprefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano e docente dell’Università del Sacro Cuore di Milano, mons. Francesco Braschi, e l’ex direttore de L’Osservatore Romano e docente dell’Università La Sapienza di Roma, Giovanni Maria Vian. Presenti sono stati studiosi e appassionati del settore giunti da Perugia e altre zone dell’Umbria, Macerata, Urbino e addirittura da Mirandola, in Emilia Romagna. L’appuntamento culturale, condotto da Anna Masturzo della Fondazione Il Vallato, è stato introdotto da un video appositamente realizzato nei giorni scorsi dal videomaker matelicese Andrea Morico, che racconta in sintesi la storia di Bartolomeo Colonna da Chio, il monaco benedettino e abate commendatario dell’abbazia di Roti, che nel 1473 fece arrivare per primo la stampa a caratteri mobili nelle Marche. Il breve documentario, nel quale intervengono mons. Lorenzo Paglioni in qualità di parroco della cattedrale di Santa Maria Assunta, lo studioso matelicese prof. Angelo Antonelli, la bibliotecaria Barbara De Cagna della Biblioteca comunale, pone degli interrogativi su alcune questioni legate all’importanza di Matelica nel Quattrocento e allo sviluppo culturale e sociale di quegli anni.


Preziosi gli interventi di mons. Braschi che, dopo aver illustrato le ragioni che portarono alla nascita della raccolta libraria dell’Ambrosiana, ha presentato al pubblico l’incunabolo matelicese ed è riuscito nella sua ricerca ad identificare chi lo portò a Milano, il letterato e politico lombardo, Pietro Custodi (1771-1842), che nel corso della sua vita si spostò anche in Istria e in Romagna. Già nel catalogo manoscritto di mons. Luigi Gramatica, compilato tar il 1909 ed il 1914, il testo di Matelica era definito «unicum, primo libro stampato in Umbria», subito corretto in «Matelica (Marche)». Inoltre mons. Braschi ha posto l’accento sul poemetto del Cornazzano, scovando anche le varianti pubblicate negli anni e dedicate ad Ippolita Sforza, duchessa di Calabria, con un primo manoscritto che ha scovato nella biblioteca milanese. La domanda, per ora senza risposte, che ha posto a questo punto è: perché il Colonna volle stampare proprio quest’opera del Cornazzano?

A chiudere l’interessante pomeriggio è stato quindi Vian, che ha trattato la diffusione dei testi religiosi, soffermandosi su quelli cattolici e spiegando, come ancora oggi la scrittura carolingia, rinnovatasi nel tempo, sia in uso sui nostri computer, proprio grazie all’invenzione di Gutenberg. Pur essendo stata subito definita un’«ars divina» dal vescovo-principe di Magonza, la stampa conobbe fin dai primi decenni la censura. Notevole infine la conoscenza delle bibbie poliglotte dei primi del XVI secolo, utili persino per conoscere la parafrasi antica dei testi sacri come possibile fare con la versione complutense in quattro lingue: ebraico, aramaico, greco e latino.
Soddisfatti gli organizzatori dell’evento, tra i quali anche il presidente della Fondazione Antonio Roversi e la stessa Anna Masturzo, che ha coordinato i lavori, essendo appuntamenti come questi delle opportunità su cui puntare per qualificare il territorio, attirare personaggi di alto livello e far conoscere la storia di Matelica, inserita in un contesto di rete di livello nazionale.


