Straordinario successo per l’incontro promosso con la Rete Rifai Marche.
Una giornata davvero intensa e ricca di spunti, riflessioni e opportunità da condividere, quella promossa nella mattinata di sabato 28 ottobre, grazie alla stretta collaborazione tra Fondazione Il Vallato e la Rete Rifai Marche, un’importante realtà composta di giovani impegnati in una grande rete territoriale. Vale davvero la pena restare nel territorio montano? È giusto investire qui? Domande quanto mai legittime, alle quali si è cercato di dare delle risposte nell’ambito del partecipato incontro svoltosi nella sala conferenze della Fondazione Il Vallato, dedicato al tema «Restiamo insieme. Opportunità, reti, giovani e ragazzi, aree interne».
Preziose in questo senso sono state le analisi svolte e ancor più le testimonianze portate da giovani imprenditori, lavoratori e ragazzi impegnati nel volontariato, che hanno coinvolto e interessato i giovani presenti in sala: l’imprenditore e giornalista Riccardo Antonelli (Vivere Camerino, Vivere Fabriano, Vivere Macerata, il foyer al Teatro, discoteca Much More), l’imprenditore agricolo Riccardo Gentilucci (Zafferano Metelis), la maestra di danza Gloria Bartocci (Scarpette Rosa Ballet), l’imprenditore agricolo Alberto Basilissi (La Tenuta di Pimpinella), l’imprenditore Alberto Grimaldi (Tenuta Grimaldi), l’artigiano Alberto Roversi (Scuderia Roversi), il ristoratore e presidente dell’asd Arcieri Matelica Claudio Zamparini (ristorante Secondo Tempo), il dipendente Gianluca Galli (Halley Informatica), il presidente della Pro Matelica Claudio Marani. Da loro sono giunti tanti spunti e sfide per il futuro, parlando ai giovani presenti a cuore aperto, invitandoli a credere in un territorio che ha pure le sue difficoltà, ma merita fiducia perché ha grandi opportunità, avendo ancora tutto da sviluppare in termini di turismo, ricettività, nuove professionalità o solo per rilanciare tradizioni secolari fiorenti e che richiedono solo competenza, come l’artigianato o l’agricoltura di qualità. Centrale in questa giornata è stata l’importanza del volontariato e della Rete Rifai, composta da giovani provenienti dall’associazionismo e oggi diffusa in tutta la penisola. Ecco perché a testimoniare sono stati chiamati anche don Ruben Bisognin e Rita Boarelli degli oratori di Regina Pacis e Santa Maria, e Paolo Delpriori, capogruppo dell’Agesci di Matelica (75 anni alle spalle e tanti ragazzi usciti dallo scoutismo anche tra i relatori), che hanno parlato delle opportunità nella crescita dei giovani, ma anche delle difficoltà legate ad esempio a chi studia fuori e abbandona, almeno temporaneamente il territorio, generando delle carenze organizzative e nel ricambio generazionale. Interessantissimi in questo senso sono stati gli interventi dei ragazzi della Rete Rifai, a cominciare da Silvia Spinelli della Rete Rifai di Fabriano a Mattia Genovese, anche lui di Fabriano, referente Officina Giovani Aree Interne e Passeggiando tra la Storia Lab, Pietro Maccari, presidente dell’Università del Camminare, fino ad Alice Migliori, referente della Rete Rifai di Loro Piceno. Provenienti anche loro dall’associazionismo, alcuni dal volontariato cattolico, hanno preso in esame le potenzialità delle aree interne, che pur prive di servizi, anche in previsione dei cambiamenti climatici che renderanno sempre più invivibili le città, offrono grandi opportunità di sviluppo per il futuro, grazie a capacità, abilità e alla tenacia dei giovani, che potranno agire fin da ora con progetti e aderendo a bandi esistenti.
In questa giornata tutta fatta dai giovani e per i giovani anche il saluto istituzionale è stato di un giovane, il vice sindaco Denis Cingolani, che ha invitato i tanti ragazzi a «rifarsi all’esperienza ed al modello di Enrico Mattei, il cui ricordo è più vivo che mai ed è uno sprone per il futuro imprenditoriale nel nostro territorio». E a rispondere a tante esigenze, oggi più che mai, sembrano essere gli Istituti Tecnici e Professionali, che offrono quelle competenze necessarie per il mantenimento di aziende sempre più specializzate e robotizzate, che operano in agricoltura, industria e artigianato. Tra il pubblico non a caso sono stati presenti ragazzi dell’IPSIA “Enrico Pocognoni” e della sezione matelicese dell’ITC “Antinori”, che hanno dimostrato grande interesse e i loro docenti, Alessandro Giusepponi e Maria Antonietta Corrà, i quali hanno illustrato i tanti indirizzi oggi presenti e la necessità di una formazione vera per un mercato del lavoro in costante trasformazione.
Particolarmente intensa e ricca di riferimenti è stata la relazione di apertura dell’ormai noto e sempre apprezzato prof. Gabriele Morettini, docente dell’Università Politecnica delle Marche. Nel suo intervento ha invitato a non banalizzare l’entroterra, come luogo bucolico e neppure a vivere di nostalgici ricordi di un passato che non c’è più, ma ad avere la consapevolezza di un futuro complesso, dove sarà fondamentale la condivisione dei servizi e la consapevolezza delle necessità da affrontare, «dove neppure il rilevante flusso migratorio sarà in grado di arrestare lo spopolamento e la conseguente perdita dei servizi.
Nel 2100 gli italiani saranno appena 40 milioni, con un calo che riguarderà le aree montane. Sempre più il futuro delle aree interne sarà allora la rigenerazione, opposto dell’homo homini lupus. Quello che c’è nel territorio può essere riconvertito. Fondamentale sarà rigenerare la comunità, attraverso i suoi simboli, come ogni chiesa è stata per secoli al centro dei nostri centri. È importante allora creare coscienza del singolo luogo e riscoprire che la comunità è un termine che deriva dal latino cum munus, dono e possibilità di rigenerare quei legami che si sono persi anche attraverso la tecnologia. Non bisogna lasciarsi perdere negli stereotipi, ma ripensare alla caratterizzazione di ogni zona: si pensi al cappello di Montappone o al pistacchio di Bronte o al verdicchio di Matelica… dietro al prodotto c’è molto di più! Allora, in questo scenario, ognuno di noi potrà essere l’Ulisse che dopo aver tanto viaggiato, torna a casa, oppure l’Orfeo che ha tanto, ma guarda sempre indietro, o le Cassandra che sono rassegnate o i Tantalo che non riescono mai a raggiungere i propri obiettivi e sono frustrati o gli Ercole, che sono strangolati dalle prove, o invece i preziosi Prometeo, che apportano il progresso per gli altri, o i Sisifo, che pur vedendo ricadere il masso non si arrendono e con tenacia vanno avanti. Il messaggio chiave però per tutti resta quello del Tempio di Apollo a Delfi: conosci te stesso. Con questa consapevolezza, ognuno potrà scegliere il suo futuro e contribuire anche allo sviluppo di questo territorio».