
MATELICA – Se la SARS oggi non fa più paura è soprattutto grazie al dottor Carlo Urbani, colui che per primo scoprì il virus che poi, dopo un mese, l’11 marzo 2003 uccise anche lui. In suo ricordo venerdì 30 maggio scorso nella sala conferenze della Fondazione Il Vallato si è tenuto un importante incontro di indubbio interesse, al quale hanno preso parte come relatori suor Anna Maria Vissani, religiosa che tenne una preziosa corrispondenza con il medico di Castelplanio mentre si trovava in Vietnam, il caporedattore del quotidiano La Stampa, Giacomo Galeazzi, la moglie di Carlo Urbani, Giuliana Chiorrini, il parroco di Castelplanio don Mariano Piccotti. L’occasione è stata preziosa per presentare al pubblico il recente bel libro “Un dialogo d’anime oltre le frontiere”, edito da Velar, epistolario tra Carlo Urbani e suor Anna Maria Vissani. Tante le considerazioni di grande profondità scaturite dall’incontro, promosso grazie anche al forte contributo della professoressa in pensione matelicese Simonetta Mosciatti. Andando oltre le ingiustizie, superando le divisioni politiche, Carlo Urbani volle combattere le malattie dimenticate e salvare vite umane e a 47 anni, di fornite alla possibilità di andarsene altrove, in qualità di coordinatore delle politiche sanitarie dell’OMS, si trovava in Vietnam con la sua famiglia per completare una missione triennale sul controllo delle malattie parassitarie nel Pacifico occidentale. Nelle sue lettere che scriveva a suor Anna Maria gli parlava dei suoi dubbi: andare a Macerata e diventare medico in ospedale, magari un giorno anche primario e attendere la pensione in pace, o restare in quella frontiera del mondo ad aiutare gli ultimi e dare il suo contributo da uomo e da cristiano? Una domanda forte, che scuote l’animo. Galeazzi, che ha tenuto a sottolineare «come sia attualissimo il suo esempio in un mondo che, dopo essere stato diviso tra est ed ovest fino alla caduta del muro di Berlino, oggi è diviso tra nord e sud e come ha ricordato papa Leone XIV vive 56 guerre insieme. Altro che fine della storia come credemmo nel 1989!». Allora, sempre Galeazzi, ha ricordato che certi esempi e certe figure vengono rivalutate a distanza di anni, «un po’ come sta accadendo e accadrà per papa Benedetto XVI». E se il rapporto di amicizia di Carlo Urbani con suor Anna Maria Vissani, Galeazzi lo ha giustamente paragonato, per intensità e pensieri, a quello tra papa Giovanni Paolo II e la psichiatra polacca Wanda Półtawska, così ha tenuto a ricordare che il suo amico ed ex ministro della Salute Sirchia, da medico anche lui, ha sempre considerato Carlo Urbani «l’uomo che ha salvato l’umanità da una delle peggiori pandemie che l’umanità abbia mai conosciuto. Non solo, secondo l’OMS il metodo anti-pandemie realizzato da Carlo Urbani nel 2003 rappresenta, ancora oggi, un protocollo internazionale per combattere le emergenze epidemiologiche mondiali ed è stato grazie a lui se abbiamo potuto vincere e rapidamente generare un vaccino contro il Covid. Non dimentichiamo infatti che la SARS, identificata da Carlo Urbani, è causata dal virus SARS-CoV-1 e si è manifestata per la prima volta nella provincia cinese di Guangdong».
