
MATELICA – Fare rete e collaborare per trovare insieme una strategia comune che facili la transizione nel territorio montano verso nuove forme occupazionali e di sviluppo economico. Questa in estrema sintesi è stata la proposta accettata dai partecipanti all’incontro di sabato 30 novembre pomeriggio alla sala conferenze della Fondazione Il Vallato. L’interessante incontro “Quale occupazione e sviluppo nelle aree interne?”, durato ben due ore e mezza, ha consentito di far emergere più istanze e ha coinvolto infine lo stesso pubblico. Ad aprire i lavori è stato il presidente della Fondazione Il Vallato, Antonio Roversi, che, oltre a far chiarezza sull’abuso o cattivo uso delle parole post e neoindustriale, spiegandone anche i significati, ha illustrato il cosiddetto “Vallato pensiero”, ossia «ricerca di innovazione e di coerenza con i nostri mercati e rafforzare i posti di lavoro esistenti; dare attenzione al terziario ed al terzo settore, considerando che oggi negli Usa il settore privato gestisce l’80%, il settore pubblico il 14% e il terzo settore ben il 6%; badare all’evoluzione dei mercati e dei bisogni dei consumatori, facendo sempre riferimento ai nostro tradizionali punti di forza; ricercare delle leve efficienti; individuare un partner pivot tra regione, comunità montane, amministrazioni comunali e centri di cultura, per definire strategie operative condivise».

I dati poi offerti invece dal pro. Fabiano Compagnucci della Gran Sasso Science Institute e dal prof. Gabriele Morettini dell’Università Politecnica delle Marche hanno illustrato la parabola dell’industria manifatturiera dagli anni ’70 ad oggi nel distretto di Fabriano e mostrato il rapido calo demografico, che interessa tutta l’area tra Fabriano e Camerino, che ad oggi sembra essere la principale emergenza da contrastare, non solo in termini occupazionali. «Una recente indagine condotta dalla Fondazione Il Vallato sui giovani del territorio dai 19 ai 30 anni e di prossima presentazione – ha affermato Morettini – dà una proiezione spaventosamente preoccupante: la maggior parte di loro dicono di voler andare fuori, anche senza avere prospettive occupazionali gratificanti, ma solo per cercare fortuna. E, a sorpresa, il gran numero di loro sono ragazze». Il prof. Compagnucci ha invece messo in luce come sia la formazione e la specializzazione a rappresentare la vera forza della nuova fase di transizione economica che stiamo vivendo: «E’ necessario avere preparazione, non siamo più ai tempi in cui i bassi profili erano premiati dall’avvento delle nuove tecnologie».

La Fondazione Il Vallato in merito ha già manifestato interesse a promuovere ed organizzare corsi di vario genere, che interessino istituti e imprese locali, da avviare già nei primi mesi del 2025. A tirare le conclusioni di questo scenario complesso è stato l’assessore alla Progettualità Pietro Marcolini, che ha detto di condividere le istanze derivate dalla lettura dei dati e ha proposto «un coordinamento tra quanto proposto dalla Fondazione Il Vallato, il Centro studi Luglio 67 per la candidatura Unesco della Sinclinale Camerte, il lavoro che stiamo tenendo come Comune di Fabriano per una stretta collaborazione con l’intervalliva verso Gubbio e l’Università di Camerino. Direi di organizzare un incontro per la primissima primavera al fine di condividere i progetti e dare attuazione ad essi».


