L’intervento del marketing dell’informazione.
Un incontro di formazione per giornalisti davvero interessante e partecipato quello svoltosi sabato 29 ottobre scorso presso la Sala Conferenze della Fondazione iI Vallato, con al centro di un aperto dibattito lo storytelling e l’intervento del marketing nell’informazione.
Ad aprire la mattinata, dopo il saluto iniziale del vicepresidente della Fondazione, Egidio Montemezzo, in veste anche di rappresentante dell’Ordine dei Giornalisti, è stata l’esperta di marketing Anna Masturzo, che ha affrontato la questione partendo dalla profonda analisi fatta dal sociologo Zygmunt Bauman. La Masturzo ha sottolineato come «lo storytelling spesso sia scollegato dalla realtà di un luogo e diventi una narrazione puramente commerciale quando dovrebbe essere la somma delle storie delle persone che sono passate di là, tutte profondamente necessarie al grande racconto di un territorio. Questo perché lo storytelling dovrebbe essere sempre coerente all’identità di un posto». La Masturzo ha poi aggiunto come «in Baumann l’identità sono divenute a tempo che scadono o addirittura periscono, in un discorso che fa a livello globale, ecumenico, valido per tutti.
La libertà per Baumann è infatti irraggiungibile in quanto tale, dato che idee e stili di vita sono talmente diversi che servono delle regole ed impedire la libertà totale.
Il terrore dell’esautorazione di cui parla è divenuto oggi più che mai concreto, dato che con lo smartphone si crea un cordone ombelicale sociale e umano che non ha una reale collocazione e impedisce le emozioni e il ragionamento, con il semplice terrore di restare soli. Tutto ciò porta al metaverso e ad una collocazione puramente digitale». Nella sua chiusura ha posto la domanda ai giornalisti: «Quale soluzione ci resta?». La risposta è stata piena di speranza per il mondo dell’informazione: «Non c’è altro spazio che la cultura, il racconto, l’incontro, il dibattito pubblico, utili per creare, che non finisce più così con l’essere liquida, ma i vari singoli individui ritrovano così nella collettività la propria collocazione. Ai giornalisti dunque il potere di salvare il mondo dalla sua liquidità, in cui costantemente continuiamo ad assumere la forma degli oggetti che possediamo e che ci contengono: nella penna il futuro della cultura e dell’identità». A seguire un’interessante serie di domande e di interventi, chiusi poi dagli ospiti Alessandra Pierini che ha saputo porre il pubblico di fronte al dilemma di quanto il marketing possa o meno entrare nell’informazione, senza trasformarla in merce e tradire quindi la missione e la deontologia del giornalista. A chiudere infine è stato Raffaele Vitali, che ha evidenziato i limiti del marketing e la rilevanza di un’informazione pronta a cavalcare i nuovi mezzi tecnologici, senza però esserne sopraffatta. Lo storytelling dunque resta un’arma preziosa per promuovere un territorio e le sue tipicità, ma con lealtà e senza trasformare tutto in puro merchandising.