In un mondo in cui la cronaca spesso riporta solo numeri e statistiche, la storia di Vito Fiorino emerge come un faro di umanità e compassione. Il 3 ottobre 2013, mentre si trovava in rada a Lampedusa, Fiorino si è trovato coinvolto in una delle tragedie più strazianti del nostro tempo: il naufragio di un’imbarcazione carica di migranti. Con una determinazione che solo un vero eroe può mostrare, Vito ha risposto all’appello disperato di chi, tra le onde, chiedeva aiuto. Nato a Bari e cresciuto a Milano, Fiorino è un falegname e un pescatore per passione. La sua vita è stata segnata da un amore profondo per il mare, un luogo che per lui rappresenta non solo una fonte di sostentamento, ma anche un rifugio e un ambiente di bellezza naturale.
Quel giorno, mentre attendeva l’alba per uscire a pesca con un amico, il rombo del motore di un’altra imbarcazione ha interrotto il silenzio della baia. Le urla strazianti di uomini e donne in pericolo, inizialmente scambiate per gabbiani, hanno risvegliato in lui un istinto irrefrenabile di soccorso. Arrivati sul luogo del naufragio, Vito e il suo amico si sono trovati di fronte a una scena agghiacciante: un anfiteatro di persone, disperate e in difficoltà, che lottavano per la vita. Non ci hanno pensato due volte. Con grande coraggio, hanno lanciato il salvagente e hanno iniziato a tirare a bordo quante più persone possibili, rischiando il capovolgimento della loro barca. Con una barca che poteva ospitare al massimo nove persone, Fiorino e il suo compagno hanno salvato 47 naufraghi, strappandoli a una morte certa.
Durante quelle drammatiche ore, Fiorino ha mostrato non solo coraggio fisico, ma anche una grande forza emotiva. Le immagini di quei corpi scivolosi, di persone che lottavano per la sopravvivenza, lo hanno segnato per sempre. Oggi, quei sopravvissuti lo chiamano affettuosamente “papà”, un legame che trascende il tempo e le distanze. Ogni anno, durante l’anniversario della tragedia, i ragazzi eritrei da lui salvati tornano in Italia per commemorare insieme a lui quel giorno che ha cambiato le loro vite.
Questi incontri rappresentano non solo un momento di celebrazione, ma anche un’opportunità per riflettere su come le vite possono intrecciarsi in modi inaspettati e significativi. La storia di Vito non è solo una testimonianza di coraggio, ma anche un monito per la nostra società.
Fiorino continua a lanciare appelli per un maggiore impegno delle istituzioni nella questione dei migranti, sottolineando l’importanza della dignità umana e del diritto alla vita. In un’epoca in cui il dibattito sull’immigrazione è spesso polarizzante e carico di tensione, la sua esperienza ci ricorda che dietro ogni numero c’è una storia, una vita, un sogno. Ogni naufrago salvato rappresenta non solo una vittoria sulla morte, ma anche una nuova opportunità per costruire un futuro.
L’associazione culturale Senza Filo e la Fondazione Il Vallato, sempre impegnati sul versante della cultura e del dialogo, hanno deciso di portare questa storia a un pubblico più ampio. Mercoledì 12 marzo alle 21.15 Vito Fiorino sarà ospite nella Sala Conferenze della Fondazione Il Vallato a Matelica, dove condividerà la sua toccante esperienza.
Questo incontro non sarà solo un’occasione per ascoltare un racconto di eroismo, ma anche un’opportunità per riflettere su come ognuno di noi possa contribuire a costruire una società più giusta e solidale. In un momento in cui l’umanità è chiamata a rispondere a sfide senza precedenti, la storia di Vito Fiorino ci ricorda che l’amore e la compassione possono ancora prevalere, trasformando le tragedie in opportunità di riscatto e speranza. La sua voce è un invito a non voltare le spalle, ma a tendere la mano a chi ha bisogno, perché ogni vita salvata è un passo verso un mondo migliore. Vi aspettiamo.