Nota per il vino bianco, la città di Enrico Mattei vanta splendidi mosaici romani, un teatro del Piermarini e una raccolta d’arte d’eccellenza: il museo Piersanti
Quando si parla di vini marchigiani, il primo nome che tutti fanno è quello del verdicchio, senza sapere che sono due: il verdicchio dei Castelli di Jesi, più diffuso (2.200 ettari contro meno di 400), e quello di Matelica, che nasce nell’entroterra, lungo la Sinclinale Camerte che va da Fabriano (AN) a Camerino (MC). Le uve sono le stesse, il terreno e il microclima no: perciò il verdicchio di Matelica è più corposo di quello jesino, più aromatico e più ricco di sali minerali. È un verdicchio “di montagna”, mentre quello dei Castelli di Jesi nasce vicino al mare. Una doc che quest’anno cambierà in “Matelica verdicchio” per differenziarsi e sottolineare le proprie origini. Che sono millenarie: i primi vinaccioli sono stati scoperti in una tomba del VII secolo a.C. Sulla scia della curiosità creata dal vino, quello di Matelica è un territorio tutto da scoprire. «Abbiamo un museo straordinario, una dimora nobiliare che custodisce le collezioni di Venanzio Piersanti, alto prelato e raffinato collezionista del primo Settecento … purtroppo il terremoto del 2016 lo ha reso inagibile, è in fase di restauro ma dovrebbe tornare visitabile entro l’anno». Chi parla è Antonio Roversi, matelicese, ex pro-rettore del Politecnico di Milano e oggi presidente della Fondazione Il Vallato, ideata nel 2020 da Giovanni Ciccolini per valorizzare e promuovere il territorio di Matelica. «Abbiamo un Teatro Comunale progettato nel 1805 dal Giuseppe Piermarini, l’architetto della Scala; magnifici mosaici romani sia in piazza Garibaldi sia sotto Palazzo Ottoni, dove sono stati rinvenuti nel 1987 i resti di una domus. La città è tutta da scoprire», aggiunge Roversi. Matelica è anche Città del miele: quello più particolare è la melata di quercia, raro, dal colore scuro e dal sapore leggermente amaro. Ma lungo tutta la Sinclinale c’è un genius loci fortissimo: Fabriano nel XIII secolo era famosa in tutta Europa per la produzione della carta filigranata, a Camerino è nata la seconda università d’Italia, le industrie di pannilani di Matelica hanno vestito per secoli papi e re. «Sa perché tante eccellenze in un’aria così piccola? Perché qui c’è sempre stata massima attenzione alla qualità», conclude Roversi. La stessa qualità che si ritrova oggi in un calice di verdicchio di Matelica doc, da degustare nell’enoteca aperta dall’associazione produttori nel Foyer del Teatro Piermarini. Perché il vino è cultura.
IL GLOBO DI MATELICA
Un reperto quasi unico al mondo
A Matelica è stato ritrovato un oggetto che potrebbe essere protagonista di un film di Indiana Jones. È il Globo di Matelica, una meridiana realizzata nel I – II secolo su una sfera di marmo bianco cristallino. Ritrovato per caso nel 1985 durante lavori nelle fondamenta di Palazzo Pretorio, il Globo è temporaneamente ospitato ad Ancona. Nel 2023 presso i Giardini del tempo di Matelica è stata installata una copia a grandezza naturale, sempre in marmo. A colpire è la sua forma sferica, estremamente insolita per questa tipologia di oggetti. Se ne conosce infatti solo un altro esemplare al mondo, rinvenuto in Grecia nel 1939. Anche il Globo di Matelica è di fattura greca, ma è stato realizzato per funzionare a una latitudine di 44° prossima a quella di Matelica (43°15′) e molto distante da quella della Grecia. È stato quindi creato per essere usato qui, nelle Marche. Da chi e perché, è un mistero.