Un altro interessante appuntamento, dedicato stavolta al tema delle nostre eccellenze alimentari, quello che si è svolto venerdì 30 giugno scorso presso la sala conferenze della Fondazione Il Vallato per dibattere sul tema “Prospettive del settore agro-alimentare”. Ancora una volta a presentare i dati dell’argomento è stato il prof. Gabriele Morettini dell’Università Politecnica delle Marche, affermando come «l’enogastronomia ci aiuta ad immergerci al meglio in un territorio e a vivere appieno un’esperienza, un po’ come accaduto a certi inglesi che, dopo aver visitato queste terre, hanno deciso di trasferirsi e risiedere qui. Il turismo esperienziale infatti ha un valore aggiunto che si basa sull’autenticità e fa in modo che tutti ci sentiamo nell’esigenza di vivere questa autenticità». Parlando di prodotti autentici, ha spaziato, ricordando come «tutte le ricerche compiute in materia ci aiutano a dire che ad esempio il nostro vino è autentico, mentre se andiamo in Toscana avviene un fenomeno un po’ diverso perché si capisce che molti campi sono coltivati a beneficio del territorio. In questo senso qui a noi tutto è molto più sincero, con operatori che neppure sanno parlare inglese ai turisti che arrivano da fuori». Tra i fattori che Morettini ha messo in risalto per i territori agricoli degli otto Comuni che compongono la Sinclinale Camerte ha voluto evidenziare come «se l’eccezionalità non la troviamo da noi, se non raramente, tante cose e luoghi qui vanno a sistema e sono di qualità. I due caratteri veri che caratterizzano i nostri territori sono infatti l’originalità e la referenzialità, termine quest’ultimo che indica il tempo da quando si tiene una certa attività». Occupandosi delle caratteristiche che connotano le nostre campagne e borghi, ha ricordato di «non sottovalutare quelle caratteristiche forti come edicole, chiesette, palazzi e altre bellezze, perché oggi il paesaggio rurale è in fase di riscoperta e valorizzazione; basti pensare a certi panorami che attirano turisti da lontano. Le Marche sono una regione al plurale sotto tanti aspetti e non fa eccezione l’aspetto eno-gastronomico. Serve allora un’ottica di lungo periodo e il fare rete e creare interazioni sociali ed è quanto mai necessario fare una
agri-cultura, ovvero un’agricoltura attenta al profilo culturale e biologico dei prodotti, con riconoscimento della biodiversità e della qualità da ottenere con apposite certificazioni e informando il consumatore sull’origine del prodotto (come del resto prevede lo stesso paradigma neoclassico di concorrenza), con un’offerta olistica che combina aspetti culinari, storici, artistici, culturali e ricreativi. Queste sono caratteristiche che possono essere attinenti alle Marche ed alla zona montana. Non a caso potremmo aggiungere che Carlo Bo per le sue peculiarità chiamava le Marche il paese dell’uomo».
Nel successivo passaggio il prof. Gioacchino Garofoli dell’Università dell’Insubria ha sottolineato invece come «il paesaggio agrario italiano presenti grandi diversificazioni e si potrebbe comparare l’area della Sinclinale Camerte con un modello vincente che conosco da vicino: le Langhe in Piemonte. Là lo sviluppo economico ha avuto un esito positivo per la crescita del territorio ed il successo è stato legato alla produzione di qualità. Facendo dei parallelismi, la Ferrero ad Alba è simile a certe grandi imprese che avete qui, perché ha un forte legame con la popolazione locale. Un ruolo importante inoltre lassù è rivestito dai consorzi: 15 imprese producono mezzo milione di bottiglie e una forte partecipazione inconsueta con una fiducia da parte dei soci che si va allargando. Così la scuola agraria di Alba fa un prodotto eccellente e vini di qualità che mette in vendita. I figli degli imprenditori studiano e si occupano di altre cose. I processi di trasformazione favoriscono la permanenza della popolazione e i nuovi attori sono la candidatura Unesco e il successo del vino e del tartufo garantisce la crescita dell’ecomuseo del Barolo. Sono tutti modello che possono essere ‘esportati’ o copiati perché vincenti». A chiudere l’incontro è stato il presidente dell’Istituto marchigiano di tutela vini, Antonio Centocanti, che ha puntato l’attenzione sul progetto regionale del «macro-distretto agroalimentare con dei sotto-distretti come quello della Sinclinale Camerte che ci può aiutare a crescere», quindi «sulla legge sull’enoturismo che sarà positiva per lo sviluppo di un settore come quello agroalimentare che rappresenta il 14% del Pil per le Marche e non è poco, offrendo nel nostro territorio montano prodotti di eccellenza come i salumi di Visso o le trote di Sefro, tutte grandi aziende che offrono grandi opportunità. Il Verdicchio rientra in pieno in questo progetto e può aiutare lo sviluppo, come lo è la candidatura Unesco del paesaggio vitivinicolo, altro importante tassello».