Una fondazione voluta dall’imprenditore Giovanni Ciccolini: ecco i quattro macro-obiettivi
Viviamo in tempi di grandi cambiamenti sociali e culturali, in cui il nostro comprensorio montano è stato da anni duramente colpito da una serie di crisi economiche e di calamità naturali, che ne hanno messo in grave difficoltà l’assetto demografico ed occupazionale, oltre ovviamente al tessuto imprenditoriale locale. In questo contesto ognuno di noi è oggi chiamato a contribuire, tutelare e valorizzare il proprio territorio di appartenenza quale luogo nel quale si riconoscono le proprie radici profonde ovvero che è semplicemente stato scelto come residenza, dove costruire il proprio futuro con impegno e sacrifici.
In tal senso dunque appare assai lodevole e meritorio il progetto della nascente Fondazione il Vallato, istituita lo scorso 12 agosto e presentata ufficialmente dall’ideatore, l’imprenditore matelicese Giovanni Ciccolini, negli uffici della Halley Informatica in via Merloni a Matelica, nella mattinata di martedì 24 settembre (una scelta che immaginiamo non sia casuale, a cinque anni dalle prime scosse sismiche che sconvolsero e devastarono l’Italia centrale).
Il fondatore della celebre azienda matelicese già nell’incipit del “manifesto” della Fondazione ha voluto chiarire i presupposti che hanno portato alla nascita di questo nuovo ente morale: «Non sono le iniziative statali, tanto meno quelle sovra statali, a produrre il benessere di una piccola comunità. Il vero progresso di un territorio è prodotto dalle risorse e le iniziative che la comunità riesce a sviluppare al proprio interno. La questione è assolutamente evidente se confrontiamo le tante iniziative statali: la cassa “del mezzogiorno”, solo per fare un esempio, ne potremmo citare tantissime, con fenomeni come: Olivetti, Merloni, distretto calzaturiero, lo sviluppo del nordest italiano. Aspettare che il proprio benessere arrivi da iniziative altrui
significa, implicitamente, aver già rinunciato ad essere “uomini liberi”. Si può definire “uomo” con la “u” maiuscola chi rinuncia alla propria libertà? Questo non è di certo nello spirito delle nostre tradizioni. La formidabile sfida che si presenta per il prossimo futuro, carica di insidie, forse anche di opportunità, evidenzia la necessità del fatto che Matelica si organizzi e si impegni seriamente per perseguire gli interessi delle collettività».
La proposta lanciata dalla Fondazione fa però riferimento ad un’esperienza vissuta un secolo fa, quando a Matelica fu istituita un’importante opera consortile lungo il fiume Esino, associando gli imprenditori per procurare loro l’energia necessaria per
far funzionare le proprie aziende. «Il nome “il Vallato” – ha quindi chiarito Ciccolini –, è anche una chiara metafora dei suoi obiettivi della Fondazione, richiamando immediatamente la prima fortificazione a difesa della “civitas” e che, a differenza delle mura castellane, non è affatto chiusa al mondo esterno, ma è di supporto e a tutela della comunità cittadina e nelle necessità è sempre attraversabile tramite un ponte, che lo sormonta e che rappresenta la via di comunicazione con tutte le culture e le realtà esterne. La Fondazione ha infatti lo scopo di valorizzare il nostro territorio sotto molteplici aspetti, potenziando le sue risorse culturali, umane, ambientali ed economiche, affiancandosi alle altre istituzioni già esistenti, svolgendo un ruolo di collettore, stimolo e sostegno per la zona, facendo leva sul contributo professionale e culturale, nonché da facilitatore economico per il territorio di Matelica e di quello immediatamente limitrofo». Gli interessi della Fondazione saranno molto
vasti, occupandosi non solo del tessuto economico ed imprenditoriale, ma anche del sistema educativo e della formazione professionale, di beni culturali e ambientali, di enologia e risorse biologiche e gastronomiche, di attività sociali e sportive, turismo e coordinamento del territorio. Gli obiettivi della Fondazione risultano essere al contempo concreti ed ambiziosi. «Diciamo che metaforicamente ci si consorzia per l’acqua – ha affermato Ciccolini –, ognuno la conduce nella propria azienda e qui, in prima persona, si assume la responsabilità di farla diventare fonte di benessere per la propria famiglia naturale, in
prima battuta, per tutta la più grande famiglia di chi lavora nell’impresa. Come finalità abbiamo quella di agire sulla componente psicologica e culturale e non quella di produrre direttamente risultati tangibili che comunque la Fondazione non sarebbe capace di conseguire».
Nello specifico sono quattro i macro-obiettivi indicati: «costruire a Matelica una business community che abbia come missione principale quella promuovere la “cultura della vendita”, componente prima ed essenziale di qualsiasi impresa; avvantaggiare
gli attori economici, quali apportatori di benessere sociale e propulsori dello sviluppo in termini professionali ed occupazionali, attraverso una rete ed una molteplicità di relazioni, ma che ponga una forte attenzione alle vendite, istituendo una scuola di marketing e strategie commerciali; valorizzare i brand dei prodotti tipici locali (agricoli, artigianali ed industriali) ed il patrimonio ambientale e culturale (itinerari turistici, parchi, musei, percorsi formativi) con i propri canali di vendita, attraverso lo sviluppo di appositi piani e strategie marketing ed una comunicazione efficace, ai fini di raggiungere gli obiettivi prefissi e di muovere nuove opportunità di business, pervenendo ad una virtuosa negoziazione degli investimenti; svolgere il ruolo supporto e principalmente di servizio, alle varie associazioni ed iniziative collettive del territorio costruendo stabili relazioni e ponendosi come punto di riferimento per tutte, ma senza volersi né sostituire né aggiungersi ad esse. Anzi la fondazione promuoverà la nascita di nuove associazioni e sosterrà lo sviluppo e l’autonomia di quelle esistenti».
In ultimo Ciccolini ha voluto aggiungere che la Fondazione avrà un proprio consiglio d’amministrazione e presidente ne è Antonio Roversi, docente universitario in pensione ed ex sindaco di Matelica, discendente di una delle famiglie che si
consorziarono per generare l’opera energetica del “Vallato”. «L’opera che svolgerà la Fondazione – ha quindi sintetizzato il fondatore della Halley Informatica – non sarà solo di risorse finanziarie, ma anche di risorse culturali, professionali e di impegno sociale, per creare una struttura che guardi al futuro, che possa investire proficuamente sul territorio, nei giovani ed
in tutti coloro che questo territorio dovranno viverlo e gestirlo negli anni a venire». Insomma quello della Fondazione il Vallato appare come un progetto complesso e ben strutturato, che potremmo riassumere con l’insegnamento di Confucio: dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.