Un incontro culturale come non se ne vedevano da tempo quello promosso dalla Fondazione Il Vallato, lo scorso sabato 1 luglio, presso la propria sala conferenze per celebrare i 550 anni dell’arrivo della stampa a caratteri mobili nelle Marche. Si è trattato infatti di un momento rilevante. Un’opportunità per il pubblico presente, fatto anche di accademici e studenti universitari, giunti da Macerata, Osimo, Ancona, oltre che dall’Umbria e dal pesarese, per conoscere molto più da vicino le ragioni che portarono la prima stampa nelle Marche ed in primis lungo la vallata del fiume Esino. I tre relatori che si sono alternati sul palco, in assenza del prof. James Clough rimasto a Zurigo per un imprevisto, hanno infatti spiegato efficacemente tali ragioni, riuscendo a coinvolgere per oltre tre ore l’attenzione degli astanti. Alle domande poste dal conduttore dell’incontro, Matteo Parrini, sono scaturite delle risposte che certamente faciliteranno nuove ricerche. La prima è stata l’archivista ed archeologa, dott.ssa Luchina Branciani, che ha iniziato a svelare un intreccio storico tra i due tedeschi, Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, che portarono i primi torchi tipografici in Italia tra il 1465 ed il 1467, nel Sacro Speco di Subiaco e da quel monastero benedettino la diffusero soprattutto per scopi didattici in altri centri italiani collegati, tra cui appunto Matelica dove non solo c’era l’abbazia benedettina di Roti, ma anche una nota schola di grammatica. Figure centrali di questa trama furono personaggi come il pontefice Pio II, il cardinale Bessarione, il religioso spagnolo Tomas de Torquemada e altri. Alla domanda poi perché proprio la nostra zona abbia beneficiato della stampa prima magari di città europee come Valenza (1474) o Londra (1477), la risposta del prof. Franco Mariani, fondatore del Cissca ed ex docente dell’Università di Urbino, è stata illuminante: «Non solo questa è la terra della carta (basti pensare alle cartiere che erano diffuse tra Fabriano, Esanatoglia, Pioraco, San Severino Marche, ma oltre appennino, a Foligno, ecc.), ma il commercio ha favorito fortemente questo fenomeno che non riguarda solo la nostra zona, ma si è mosso attraverso i mercanti, da immaginare come l’equivalente odierno della rete Internet». Il prof. Mariani ha quindi ripercorso le origini della carta in Italia, per poi ricondurre il tema alla prima imprenditoria editoriale della nostra zona, con possibilità addirittura che i caratteri tipografici usati a Matelica e Jesi a pochi mesi di distanza possano essere davvero molto simili, se non gli stessi. E se dunque il Colonna fosse stato solo un editore e non un tipografo? La questione è quanto mai aperta. E infine, grazie al prof. Mariani siamo pervenuti all’intrigo che si cela dietro alla prima stampa musicale, nata nelle Marche, a Fossombrone, tramite la figura di Ottaviano Petrucci (1466-1539): un vero giallo storico, che potrebbe portare a scoprire un legame di parentela con Ottaviano degli Ubaldini, fratello di Federico da Montefeltro. A chiudere la serata è stato il libraio antiquario Pietro Masturzo, giunto dal Belgio per l’evento, che non solo ci ha svelato di aver trovato almeno un altro libro finora sconosciuto di frate un matelicese, pubblicato a Macerata, ma ha catturato il pubblico conducendolo tra i segreti della prima stampa ebraica nelle Marche, i Soncino e Venezia. Senza dubbio gli atti del convegno, di prossima pubblicazione, saranno davvero interessanti ed in grado, come auspicato un po’ da tutti gli intervenuti, di risvegliare la ricerca sul fenomeno della stampa e la diffusione della cultura libraria tra Umbria e Marche tra XV e XVI secolo.