L’Appennino con la sua storia al centro dell’incontro.
“Ambiente e Monachesimo” scritto da Jacopo Angelini in collaborazione con Maurizio Bolognini, è stato il libro presentato sabato 24 giugno nella sala della “Fondazione il Vallato” nell’ambito della rassegna “Il Cammino per Roti” promosso dal Comune di Matelica e dall’Organizzazione di Volontariato Roti. L’argomento principale del pomeriggio è stato: l’Appennino con la sua archeologia, storia, natura, biodiversità, fauna e religiosità legata al Monachesimo che ha dato origine alla nascita di tante Abbazie collegate alla regola di San Benedetto da Norcia.
I relatori: Jacopo Angelini conosciuto per le sue pubblicazioni legate alla tutela della fauna locale e della biodiversità, nonché presidente regionale del Wwf Italia e lo speleologo Maurizio Bolognini, grazie a lui e ai suoi amici poco più che adolescenti, che nel settembre del 1971 si deve alla scoperta delle Grotte di Frasassi, fu la prima persona ad aver messo piede all’interno della Grotta grande del vento. Hanno presentato il libro dopo un lungo lavoro di ricerca durato per anni, descrivendo l’evoluzione e la modifica degli habitat naturali a seguito della pressione antropica e delle dinamiche migratorie dei popoli che si sono succeduti nell’Appennino umbro marchigiano. Un testo ricco di approfondimenti, suddiviso in schede che iniziano dal Paleolitico superiore fino ad arrivare all’età contemporanea, uno studio che si svolge per un arco di tempo di 10.000 anni, fino ai nostri giorni, illustrando le variazioni vegetazionali e faunistiche di tutte le epoche protostoriche e storiche della nostra civiltà appenninica. Nella sua presentazione Jacopo Angelini ci evidenzia: «Nel primo capitolo si potrà apprendere quanto sia stata determinante la presenza e l’azione dei popoli che si sono succeduti nella storia in questo angolo d’Italia centrale, attraverso i segni e le testimonianze archeologiche delle loro civiltà. Si potrà conoscere come specie animali per noi abituali come pecore o capre o cavalli al pascolo, siano generate nel Neolitico, addomesticate dai popoli della Mezzaluna fertile e dell’Asia Centrale e portate al seguito delle loro migrazioni». Successivamente fa riferimento ai monaci, anche, dell’Abbazia di Santa Maria de Rotis: «Determinante nella evoluzione degli habitat e nella modellazione del paesaggio, nella conservazione della biodiversità e degli ecosistemi forestali, è stato il fenomeno del monachesimo benedettino che, nel tratto montano preso in esame, ha avuto una delle sue più rilevanti espressioni. La presenza capillare elle strutture religiose, mediamente una ogni dieci chilometri, ha reso l’Appennino umbro marchigiano uno dei luoghi di studio più interessanti. In questo secondo capitolo si presentano 100 sintetiche schede storiche di strutture (anche se in condizioni fatiscenti) relative a abbazie (72), eremi (18) e priorati benedettini (3), santuari (2) e basiliche paleocristiane (2) evidenziandone gli effetti economico – sociali e il ruolo esercitato nella conservazione della biodiversità e nella tutela degli ecosistemi forestali, in gran parte eliminati nel resto dell’Appennino».
L’intervento del prof. Andrea Catorci della facoltà di Scienze naturali dell’Università di Camerino è stato molto interessante in quanto legato alle specie arboree e arbustive del nostro Appennino nel corso dei secoli, evidenziando il problema antropico cresciuto negli ultimi 50 anni, dove l’avanzamento del bosco con la sua copertura erbosa e arbustiva toglie superficie ai pascoli e modifica il paesaggio. I cambiamenti nell’uso del suolo influenzano quindi non solo la flora e la fauna, ma agiscono anche come fattori economici rilevanti con ricadute, in questo caso, sugli agricoltori.
È stato un incontro stimolante e formativo che ha gettato le basi per una futura ed imminente collaborazione con esperti e studiosi del nostro territorio.
Al termine del convegno l’associazione Comitato Feste di Braccano ha offerto una degustazione con i prodotti locali, molto apprezzati insieme al miele di Roti offerto dagli Apicoltori Montani, innaffiato il tutto con il vino offerto dall’Azienda Vinicola Gagliardi.