Un racconto, quello dei 12 Fraticelli dell’opinione, fatto così, per caso, che è diventato, come l’autore stesso scrive, il focus di un libro, “12 Fraticelli martiri della fede e l’Inquisizione” con cui ancora una volta Igino Colonnelli ci stupisce e ci coinvolge, mettendo in luce la sua passione per la Storia locale, espressa in ricerche meticolose ed indagini approfondite che danno voce a personaggi umili, ingiusto definirli minori, che la Storia, la grande Storia, contribuiscono a costruirla e a renderla immortale. Un libro presentato il pomeriggio di sabato 26 ottobre, presso i locali della Fondazione Il Vallato a Matelica, che ha suscitato vivo interesse ed indubbia curiosità verso personaggi, alcuni più noti, altri meno, che nel territorio hanno lasciato traccia della loro presenza e un’impronta delle proprie vicende personali, ancora percepite in testimonianze storiche che hanno ripreso voce nel “dialogo” fra l’autore e lo storico Matteo Parrini, con cui si è voluto presentare il libro. Lo stesso sindaco di Matelica, dopo un breve saluto, si è detto stupito di un testo scritto in difesa di personaggi espressione di spiritualità, avendo l’autore abituato i lettori a storie legate a vicende per lo più attinenti a questioni politiche e sociali, soprattutto all’antifascismo ed alla Resistenza. Ma presto si è capito come anche agli accadimenti di cui i fraticelli si resero protagonisti, subendone le tragiche conseguenze, tortura e rogo, si può ben attribuire il valore di una resistenza al potere dispotico del tempo. Una resistenza ben rapportabile all’antifascismo! Le parole dei due storici hanno sottolineato come sia stato sempre pericoloso il rigore delle proprie idee, seguire e difendere con forza i propri convincimenti, soprattutto contro chi in essi vedeva una minaccia al proprio potere. Il potere, tanto ben espresso da una Chiesa diventata ricca e “mondanizzata”, che respingeva ogni critica e rifiutava sdegnosamente qualsiasi richiesta di riforma, arrivando a definire eresie le opinioni non gradite, spesso condannando al rogo chi le sosteneva: come, appunto, i 12 fraticelli arsi vivi nella piazza del mercato di Fabriano nel 1449. Durante il tragico ventennio della storia italiana gli oppositori del regime rischiavano, e subivano, angherie e soprusi di ogni genere… La scelta della povertà, sull’insegnamento di San Francesco, per quegli umili seguaci di Cristo fu una terribile condanna! Insieme al racconto delle loro vicende abbiamo sentito aprire squarci sulla grande storia e sulle tradizioni locali, abbiamo udito fare i nomi di personaggi che sono il fondamento della nostra cultura, abbiamo visto slides che hanno illustrato come anche l’arte abbia dato un contributo enorme alla diffusione di idee ed accadimenti, abbiamo appreso come anche un grande predicatore, quale Giacomo della Marca, esprimesse tanto fanatismo da accusare umili rappresentanti di Cristo delle peggiori nefandezze, dipingendoli come assatanati lussuriosi: semplicemente per annientarne la fama di uomini acclamati e ben voluti. Un uomo che oggi, io ritengo, sarebbe improponibile definire “di chiesa”, mosso da tanto fanatismo da vedere nel rogo che arse i corpi dei 12 fraticelli l’argine al dilagare di una visione della chiesa che fosse, questa sì, testimone dell’insegnamento di Cristo. E tanta crudeltà si perpetuò nel lasciare ai posteri il nome di uno solo dei fraticelli, Chiusi da Fabriano: ad imperitura memoria con l’intento, da parte di frate Giacomo, di svergognarlo, semplicemente! Come non essere d’accordo, dunque, sulla proposta di Igino Colonnelli di una lapide nella piazza di Fabriano che ricordi la tragica vicenda di 12 Fraticelli mandati al rogo solo per volere una chiesa che fosse degna di tale nome?