Il Comune di Matelica, nell’appennino umbro-marchigiano, è un interessante modello dello sviluppo economico e sociale in età medievale. Pur essendo di media grandezza, con una popolazione a lungo stabile tra i 5.000 ed i 7.000 abitanti, rimase tra il XIII ed il XVI secolo stretto in una morsa tra la politica espansionistica della vicina Camerino e i potenti centri limitrofi di Fabriano e San Severino Marche, che ne sostennero le politiche ghibelline e la protessero militarmente, facendone un vero e proprio protettorato, dove il commercio era il fiore all’occhiello. Ampliando la lente sulle vicende storiche di questo centro, si evidenzia come abbia dei sorprendenti primati in ambito regionale e italiano, che vanno da una delle prime legislazioni in ambito fognario al primo contratto di medico condotto, passando per una delle prime normative penali in assoluto a favore di soggetti con patologie mentali, fino alla prima stampa a caratteri mobili delle Marche nel 1473. Matelica era già dal XIII secolo sede di una celebre schola grammaticae, che ebbe larga fortuna nel corso del tempo, tanto da essere frequentata da celebrità, come il cardinale Alessandro Oliva di Sassoferrato, il medico e filosofo Andrea Bacci di Sant’Elpidio a Mare, il letterato Girolamo Baruffaldi di Ferrara.  In questo frangente si inseriscono importanti innovazioni tecnologiche come l’orologio meccanico sulla torre civica ed un incaricato comunale stipendiato per il corretto funzionamento fin dal 1423, ma il più importante in assoluto è legato ad un’opera di ingegneria idraulica di grande risultanza per secoli, che è denominata il Vallato, dal termine «vallatum», la canalizzazione destinata a portare acqua ai mulini ed esistente fin dal 1233, per poi essere ampliata con vasche di decantazione e sistemi idonei sia per i periodi di siccità che le frequenti piene del fiume Esino, accanto al quale era costruito. In realtà proprio quest’opera è all’origine della ricchezza che consentì alla città di dedicarsi al suo abbellimento e a far studiare i suoi cittadini, comprese le donne dalla seconda metà del XVI secolo. La comunità ebraica, anche se non numerosissima, rimase a lungo ed ebbe un ruolo importante, persino dopo l’apertura del ghetto di Ancona nel 1555, quando invece a Matelica un ebreo diventa segretario-factotum del signore della città. Nel corso dei secoli qui passano quindi delegazioni e mercanti importanti, dal futuro doge di Venezia Marco Corner ad alcuni esponenti della famiglia Medici, mentre papa Paolo III Farnese è di casa presso i signori Ottoni e qui addirittura fonda una delle prime confraternite del Santissimo Sacramento ancora oggi operante. Tanta fortuna, di origine imprenditoriale e commerciale, ruota attorno al Vallato, nato per garantire acqua ai mulini, inizialmente di proprietà dei locali monasteri benedettini, dal XIV divenne in larga parte di uso pubblico, con tante piccole attività che vi sorsero intorno per produrre i celebri pannilani di Matelica esportati fino al XVIII secolo in mezza Europa, oltre che alcune attività legate al cuoio e che resistettero fino al XX secolo con le concerie.

A questo fine è stato effettuato un approfondito studio per comprendere come dal Vallato sia derivata, non solo parzialmente la conformazione urbanistica della città, che lungo le sponde dell’Esino si allunga, in maniera anomala, proprio per difendere probabilmente quello spazio produttivo che garantiva la ricchezza della popolazione, ma soprattutto quale patrimonio culturale e imprenditoriale sia stato trasmesso nel corso dei secoli, avviando, tra alti e bassi economici, nuove iniziative, fino ad arrivare alle prime imprese idroelettriche a fine Ottocento e all’utilizzo, tra i primi in Italia delle lampade Swan, per non parlare dello stimolante ambiente in cui vissero la giovinezza dei grandi nomi dell’imprenditoria italiana, come Enrico Mattei, fondatore dell’Eni, e l’armatore Carlo Cameli.

Frutto di questa indagine è un grande libro da collezione a più mani di 168 pagine, con splendide fotografie, alcune anche inedite, che verrà presentato sabato 14 dicembre prossimo alle ore 17 a Matelica, nella sala conferenze della Fondazione Il Vallato, ente così denominata per volontà dell’imprenditore Giovanni Ciccolini, fondatore della Halley Informatica, azienda matelicese leader in Italia nella produzione di software e servizi per la pubblica amministrazione. Il testo, dotato anche di interazioni digitali, consente di fare un viaggio nel tempo e nello spazio in questo luogo incantevole, meritevole di essere pienamente valorizzato, ricco di resti archeologici, testimonianze storiche e culturali, tracce botaniche e ittiche particolari, legate alle sue origini, con una proiezione sul futuro e sulle nuove tecnologie, prendendo spunto dall’ingegno che diede avvio a quest’opera colossale e poco nota nel cuore delle Marche.

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