Dell’unicità del nostro territorio e delle eccellenze che sono diventate casi di studio in tutto il mondo ce ne parla la storia dell’entroterra con vicende e fatti noti a tutti. Di come oggi poter invece creare un nuovo modello e nuove opportunità per questa terra si fa fatica a parlare. Negli ultimi anni poi la discussione si è letteralmente spenta: la crisi economica prima e il Covid poi, hanno letteralmente spostato il focus dei vari dibattiti su altre tematiche, concentrandosi troppo sul passato e sul presente e mai sul futuro. Prova a riaccendere questo “fuoco” la fondazione Il Vallato presieduta da Antonio Roversi e fortemente voluta dall’imprenditore matelicese Giovanni Ciccolini. Attraverso incontri e appuntamenti culturali, Il Vallato cerca di “soffiare” su questa piccola fiammella per stimolare l’accensione di nuove idee e punti di vista.
Dal 2014 sul nostro giornale raccontiamo il territorio dell’entroterra con trasparenza e dando spazio a tanti fatti, ma anche a tante opinioni e proposte. Non lo facciamo mai solo con i nostri occhi. Non a caso lo slogan di Vivere Camerino è: “Le notizie le mettiamo noi, i commenti mettili tu”. Lo spirito della nostra realtà è quindi anche quello di generare discussioni, dibattiti e stimolare i lettori nei confronti di determinati temi o iniziative.
Per questo motivo abbiamo deciso di creare una partnership con l’importante fondazione che si occupa proprio di suscitare interesse e discutere argomenti molto importanti per il nostro territorio: nascerà quindi sul nostro giornale una nuova sezione denominata “Vivere il Vallato”. In collaborazione con la nota fondazione andremo ad analizzare e approfondire molte tematiche, seguendo il calendario di iniziative della loro realtà e coinvolgendo personalità e realtà di spicco che possano fornire delle chiavi di lettura stimolanti. Non si tratta di una semplice rubrica, ma di un percorso che speriamo possa arricchire il territorio e chi ci vive. Partiamo innanzitutto con le presentazioni: scopriamo meglio la realtà della fondazione Il Vallato e il suo presidente Antonio Roversi. Dietro a ogni ideale e ogni realtà c’è sempre una persona in carne e ossa, con il suo vissuto, le sue radici e i suoi valori. Nel caso de Il Vallato la figura di Antonio Roversi per certi versi è emblematica per la mission della fondazione.

Presidente Roversi, iniziamo da lei. Ci racconti chi è Antonio.
“Nasco a Matelica da una famiglia di imprenditori nel settore delle concerie, un ambito in cui la nostra città si distingueva nel mondo. Nel 1958 per motivi familiari mi trasferisco ad Ancona e studio al Politecnico di Milano dove divento ingegnere. Lì c’era una nuova idea dal punto di vista dell’ingegneria gestionale a cui subito mi appassiono. Riesco a diventare professore di gestione aziendale proprio al Politecnico. Sulla scorta di quello che aveva fatto Bocconi con la prima scuola di management italiana, al Politecnico creiamo il Mip e mi viene affidato l’incarico di presidente che ho ricoperto per 20 anni, occupandomi della formazione di tanti manager. E’ stata un’esperienza molto importante, tanto che alla fine degli anni ’90 vengo nominato prorettore per la formazione permanente al Politecnico. In questi anni ho sempre svolto attività di consulenza che mi ha permesso di conoscere tante realtà imprenditoriali italiane, tra queste quella di Vittorio Merloni con cui siamo diventati grandi amici e grazie al quale mi sono riavvicinato alle Marche”.

Qual è il suo legame con il territorio e come è nato l’amore per questa terra che l’ha spinta prima a candidarsi a sindaco e oggi a presiedere questa importante fondazione?
“L’amore per le radici è una cosa comune a tutti. Ho una serie di ricordi e di riferimenti legati a Matelica che mi hanno formato e che non potrò mai dimenticare. Per quanto riguarda l’esperienza di sindaco devo dire che è stata bellissima, anche se arrivata al culmine della mia carriera accademica e professionale e quindi è stato un periodo per me molto pesante. Mi ha arricchito moltissimo e ha soddisfatto la mia voglia di impegno sociale per il territorio, la stessa che mi ha spinto 20 anni dopo a intraprendere questo percorso con la fondazione Il Vallato insieme a Giovanni Ciccolini. Riconosco che a Matelica e nell’entroterra in generale ci sono opportunità molto forti di cui gli abitanti stessi non sono consapevoli”.

Perché Il Vallato? Come nasce, quali sono gli scopi della fondazione e perché questo nome?
“L’idea del nome è di Giovanni Ciccolini, nasce da un’entità realmente esistita nel territorio tra Esanatoglia e Matelica di cui si hanno tracce dal Rinascimento. Una vera e propria istituzione che aveva come scopo quello di deviare le acque del fiume in delle canalizzazioni che gli facessero guadagnare quota per fornire buona pressione ed energie alle aziende, mettendo in comune il saper lavorare in rete. Lo scopo della fondazione sarebbe proprio questo, purtroppo oggi si gioca più in maniera individuale, specialmente in piccole realtà, senza guardarsi attorno. E’ un limite che dobbiamo superare”.

Se potesse realizzare un sogno, di qualsiasi tipo, dedicato al territorio: quale sarebbe e perché?
“I sogni sono tanti. A caldo la prima cosa che mi viene in mente è questa analogia tra la nostra Sinclinale Camerte e le Langhe. Quando ero un giovane ingegnere andavo ad Alba a mangiare tartufi, ma non era neanche lontanamente sviluppata come oggi. Oggi sono un’eccellenza a livello mondiale. Avevano opportunità e risorse molto simili alle nostre, dal vino alla natura fino ai tartufi. Noi potremo tranquillamente essere le Langhe delle Marche”.

L’entroterra tra Camerino, Matelica e Fabriano è sempre stato culla di grandi idee e terra di importanti personaggi e imprenditori. Cosa hanno ancora da offrire queste zone per i giovani di oggi e di domani?
“Negli anni abbiamo avuto eccellenze mondiali straordinarie: la carta, le concerie, la metalmeccanica, il vino. Nel dna del nostro territorio c’è una fortissima attenzione alla qualità. Mattei, Merloni, Miliani, nel nostro piccolo la conceria Roversi era famosa nel mondo, il Verdicchio, l’Università di Camerino, la pasta, le trote della famiglia Rossi. C’è un genius loci impressionante dal punto di vista della qualità, ma poi siamo carenti in altro. Non c’è dubbio sul fatto che di opportunità ce ne siano molte e che anche da qui si può partire per conquistare il mondo”.

Con Il Vallato proponete eventi di grande spessore toccando diverse tematiche, spesso anche molto profonde e complesse: quanto è importante secondo lei fermarsi a riflettere in un mondo sempre più veloce e interconnesso che spesso non analizza bene i dati e le opportunità a disposizione? Secondo lei ci stiamo lasciando sfuggire qualcosa come territorio? Il Vallato può aiutarci in questo ambito?
“Questa è la nostra scommessa, seppur molto complessa. Secondo me ci stiamo lasciando sfuggire molte opportunità. Il Vallato ovviamente non ha leve operative, possiamo fare solo delle azioni culturali, ecco il perché di questi eventi che cercano di far riflettere le persone. Inoltre politicamente credo ci sia interesse solo verso la costa, c’è un’incoerenza tra le opportunità e la gestione di queste opportunità. Un esempio: sostenere tutti i vini marchigiani allo stesso modo. Senza nulla togliere agli altri vini, ma il Verdicchio di Matelica non può essere confrontato con altre realtà in quanto è un vino unico e di un’elevatissima qualità, non ci si può allineare verso il basso. Per primi dobbiamo essere convinti noi però, altrimenti è inutile”.

A proposito di eventi organizzati da Il Vallato: venerdì 16 giugno a partire dalle ore 17 nella sala consiliare del Palazzo del Podestà arriva il secondo degli incontri organizzati dalla fondazione sul tema delle emergenze e delle potenzialità socio-economiche appenniniche, con particolare riferimento all’area della Sinclinale Camerte. Tema centrale dell’incontro: “Fabriano città post-industriale o neo-industriale?”
A coordinare i lavori sarà la dottoressa Anna Masturzo, esperta di marketing aziendale, mentre ad illustrare i dati del quadro socio-economico locale saranno il professor Fabiano Compagnucci del Gran Sasso Science Institute dell’Aquila ed il professor Gabriele Morettini, docente della Facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, autori di numerose pubblicazioni sui temi delle scienze regionali, dei divari territoriali, dell’economia e della popolazione, dello sviluppo socio-economico delle aree interne.

Ad intervenire sui singoli aspetti specifici, che verranno affrontati nella successiva tavola rotonda, saranno il dott. Giampietro Simonetti, responsabile marketing della Diasen di Sassoferrato, il prof. Emilio Procaccini, dirigente scolastico dell’IIS Morea – Vivarelli di Fabriano, don Umberto Rotili parroco della chiesa Madonna della Misericordia e vicario foraneo di Fabriano e proprio il prof. Antonio Roversi, presidente della Fondazione Il Vallato. A tirare le conclusioni dell’incontro sarà il sindaco di Fabriano, avv. Daniela Ghergo, che parlerà delle prospettive di crescita economiche della città.