Nella sede della Fondazione Il Vallato di Matelica, organizzata dall’Associazione di Volontariato Roti, si è svolto un interessante incontro tenuto dal geologo Enrico Cristofanelli studioso e appassionato di storia locale. Con l’aiuto di foto e disegni è riuscito ad illustrare l’importanza che ha avuto la Valle di San Clemente, divisa dalla dorsale del San Vicino e dalla Sinclinale Camerte, nel corso dei secoli. La sua esposizione è iniziata dal Medioevo partendo dal castello di Rotorscio (XI secolo), di origine longobarda, eretto fra Cupramontana e Apiro, nel Comune di Serra San Quirico. Sarebbe appartenuto ai conti di Jesi, i quali non esercitavano nessuna giurisdizione e nel 1300 divennero conti di Rotorscio, gli Scala, i signori di San Severino, meglio conosciuti come gli Smeducci, successivamente nel 1798 Rotorscio fu annesso ad Apiro e nel XIX secolo, a Serra San Quirico, fino al Castello di Aliforni (XII secolo) nel Comune di San Severino Marche. Aliforni, originariamente di proprietà della Diocesi di Camerino, fu venduto nel 1247 al Comune di San Severino per 600 lire ravennati e secondo notizie storiche documentate, nel 1409 il castello fu posto d’assedio e parzialmente distrutto. Nel 1445 venne conquistato (insieme a quelli di Elcito e Frontale) da Smeduccio, ultimo erede della famiglia Smeducci. Nel percorso narrativo il Cristofanelli ha parlato, anche, dell’importanza religiosa che la Valle di San Clemente ha avuto sullo sviluppo delle Abbazie, partendo da Sant’Elena, toccando Sant’Urbano, Val di Castro, fino ad arrivare all’Abbazia di Santa Maria de Rotis e di Valfucina. Alcuni aspetti meriterebbero di essere approfonditi in particolare per ciò che riguarda la studio della Sinclinale, in quanto potrebbe fornire preziose informazioni sulla storia geologica del territorio e sui processi che lo hanno modellato nel corso del tempo. Uno studio sulla biodiversità, per gli ecosistemi unici e diversificati a causa delle loro diverse altitudini, climi e topografia legate a specie radicate di piante e animali. Sulle risorse idriche, le varie conformazioni terrestri della sinclinale di San Clemente, fungono da bacini d’acqua naturali, catturando e immagazzinando le precipitazioni sotto forma di neve che, quando si scioglie, forniscono acqua dolce per le aree a valle, sostenendo l’agricoltura. Un incontro che ha dato il via a diversi spunti di riflessione per poter valorizzare e completare l’identità di un territorio, per poterlo continuare a sviluppare e promuovere.