Un incontro sul concetto di missione e sul futuro della congregazione fondata 750 anni fa
I monaci Benedettini Silvestrini con il loro carisma religioso sono stati i protagonisti del convegno tenutosi nell’ambito della manifestazione Metelis, al teatro comunale nella giornata di venerdì 16 settembre, nell’ambito della festa del patrono. Ospiti sul palco don Antony Puthhenpurackal, abate generale della congregazione, don Vincenzo Bracci, priore dell’Eremo di San Silvestro e l’imprenditore matelicese Giovanni Ciccolini, che sono stati intervistati da Vincenzo Varagona, giornalista Rai e presidente nazionale dell’Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana). All’incontro, a cui hanno preso parte i ragazzi del Coro di Santa Teresa, che hanno intonato due brani in ricordo di Mario Solinas (per anni guida e compositore del gruppo) e che hanno tenuto aperta la bella mostra di disegni dedicata a Barbara Pilati, si è parlato di spiritualità e del futuro della missione di questa congregazione oggi diffusa in Italia, America del Nord, Africa, Asia ed Australia. «Siamo pochi numericamente rispetto ad altri gruppi religiosi – ha affermato don Anthony –, ma questo per una nostra peculiarità vocazionale, perché facciamo una vita religiosa ritirata, in fratellanza come una famiglia riunita volontariamente. La nostra scuola di vita è essere al servizio di Dio. Noi non abbiamo uno scopo preciso come magari i salesiani verso l’educazione dei giovani o i gesuiti a difesa della fede contro il protestantesimo. La nostra è una vita monastica, la più semplice possibile e una condivisione di vita con la gente intorno. Condividere il frutto di questa vita con la gente intorno era l’insegnamento di San Silvestro che ancora portiamo avanti nel mondo con successo, costruendo scuole e case attorno ai nostri monasteri in India, Sri Lanka, Congo». Lo stesso don Vincenzo, parlando da parroco di Santa Teresa per molti anni ha ricordato come «l’obbedienza, punto fondamentale della nostra regola, è stata la ragione della mia venuta a Matelica e sono stato ripagato per questo con tanti risultati che abbiamo ottenuto negli anni: dalla nascita del Coro di Santa Teresa, uno dei maggiori e più vivaci della Diocesi, al quale hanno contribuito vivamente Barbara Pilati e Mario Solinas, che ci hanno lasciato, al gruppo degli oblati che a Matelica ha un suo gruppo, fino alla realtà pastorale universitaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria. Oggi in questa società c’è molto individualismo e un segno prezioso che possiamo dare noi monaci è la convivialità e la condivisione, un messaggio prezioso per tutti, da custodire e proporre ai giovani. Sono stato di recente in Africa ed ho visto la felicità sul volto dei giovani: andare alla messa è gioia per loro e là abbiamo tante vocazioni e non certo perché c’è fame, come può sghignazzare qualcuno, ma perché la fede è viva ed è vita per loro». Il patron della Halley Informatica, Giovanni Ciccolini ha sottolineato che «ho conosciuto molti anni fa, grazie a mio zio don Lido, la realtà monastica silvestrina negli Usa e le missioni silvestrine avevano già allora dei risultati inaspettati persino in città come New York. La semplicità era la forza di queste realtà religiose situate nello skyline di una metropoli, impegnate attivamente nella società. La vita del missionario è certamente eroica e difficile. Il collegamento con la casa madre è fondamentale in questo senso non solo dal punto di vista giuridico, ma anche economico. A Matelica ad esempio è attivo un gruppo missionario che segue questi gruppi e chi ne fa parte in qualche modo torna alla vita reale, concreta. San Silvestro in questo senso aveva la sua missione, la convinzione di avere la “capacità di”. Ecco, noi dovremmo ripartire da qui, dalla partecipazione dei movimenti: oggi i nostri ragazzi che ne fanno parte vengono un po’ snobbati, ma in realtà è utile farne parte e aiuta a crescere e ad avere una consapevolezza».