Tra crescita economica e spopolamento: incontro alla Fondazione Il Vallato.
Un incontro davvero ricco di spunti e proposte economiche per l’immediato futuro, ma non solo, quello tenutosi venerdì 26 maggio pomeriggio presso la sala conferenze della Fondazione Il Vallato, in apertura del ciclo di riunioni dedicate alle emergenze, rischi ed opportunità dell’entroterra marchigiano, con una particolare attenzione ai centri facenti parte della Sinclinale Camerte. Il presidente Antonio Roversi in apertura ha voluto sintetizzare al pubblico le ragioni che hanno condotto ad organizzare la serie di incontri coordinati dal professor Gabriele Morettini dell’Università Politecnica della Marche, autore di numerose pubblicazioni sulle trasformazioni socio-economiche dell’entroterra umbro-marchigiano.
«Il nostro territorio è davvero in declino? – ha domandato Roversi – Oppure siamo solo di fronte ad un bivio della storia, in cui dovremo scegliere tra il restare ancorati alle glorie del passato o rivedere il nostro modello di sviluppo? Abbiamo voluto affrontare questi incontri nei vari centri degli otto Comuni della Sinclinale Camerte che si preparano alla candidatura a patrimonio Unesco del loro paesaggio, per favorire una riflessione e confrontarci sulle possibili soluzioni, raccogliendo dati ed informazioni, che potranno poi confluire nella stampa di alcuni quaderni tematici sugli argomenti che affronteremo».
Il prof. Morettini da parte sua ha sostenuto di «aver aderito all’iniziativa perché è un percorso utile e rivolto ad un territorio che necessita di una transizione perché smarrito, che soffre di incomunicabilità ed al quale serve un nuovo sguardo ovvero affrontare i problemi con un metodo olistico, quantitativo e qualitativo, dettagliato e sistematico, pragmatico. Infatti l’incertezza che ha caratterizzato questi anni (che in economia vengono definiti “cigni neri”) si sono aggiunte le sfide dei cambiamenti climatici e maggiori divari economici e sociali. Allora questi sono incontri che servono a porci delle domande.
C’è dunque il declino? La valutazione della situazione economica fa percepire un peggioramento dal 2008, facendo venir meno l’idea che il modello marchigiano, fino ad allora considerato vincente, fosse invulnerabile. Eppure a fronte di una regione che gode di prestigiose posizioni per ambiente, silenzio, distribuzione della ricchezza secondo il coefficiente di Gini, tra la popolazione c’è molta insoddisfazione, in particolare su temi come sanità e lavoro, temi al centro dell’ultima campagna elettorale regionale, che ha visto uno storico cambiamento della maggioranza di governo. Il calo demografico è poi un altro problema molto accentuato nelle Marche, con dati molto negativi che genereranno gap economici nel medio-lungo termine e conseguenze a catena, causa di scenari altalenanti nello spazio di 30-40 anni. Per di più il calo demografico è un processo che si autoalimenta con un saldo demografico negativo sia di nascite che di trasferimenti. Eppure dovremmo ragionare maggiormente su come fronteggiare anche questo fenomeno: esistono diverse alternative tra chi vorrebbe ridurlo, chi fare selezione e chi addirittura tende a proporre una crescita della popolazione. Certamente in quest’area esiste un genius loci che ha permesso nei secoli una certa prosperità e la nascita e lo sviluppo di un invidiabile tessuto economico. Non si spiegherebbe altrimenti come per secoli sia cresciuto il benessere tra le cartiere di Fabriano e di Pioraco, la conceria di Esanatoglia e le industrie di pannilana di Matelica, offrendo il terreno favorevole alla crescita di personaggi come il grande agronomo genetista Nazareno Strampelli di Castelraimondo, il fondatore dell’Eni Enrico Mattei o l’industriale Aristide Merloni. Uno sviluppo sostenibile qui è ancora possibile per economia, equità e ambiente. E da qui direi di ripartire. L’identità infatti va rinnovata in forme adeguate ai tempi».
Il prorettore dell’Università di Camerino, Andrea Spaterna, invece si è voluto soffermare sul fatto che «finora è stata sottovalutata la presenza di una università sul territorio per quanto offre alle famiglie e alla comunità, nel risparmio e nella formazione dei propri figli, per i benefici e le ricadute positive che ha per le comuni locali. Dal territorio ci sono giunte negli ultimi anni istanze positive per le eccellenze che possediamo, non solo del vino quindi, ma anche nel settore agroalimentare, facendo nascere nuovi corsi dai quali abbiamo ottenuto proficui risultati e che stanno preparando una generazione di ambasciatori dei nostri prodotti. L’università in questo si risponde alle esigenze del territorio ed è sempre al passo con i tempi».
Nella tavola rotonda che ne è seguita sono intervenute voci di rilievo dell’imprenditoria locale, a partire da Francesco Lombardo, titolare della Ralò S.r.l. e del marchio Castellino, nata a San Severino Marche, ma oggi trasferita a Matelica: «Abbiamo le prime avvisaglie dello spopolamento e allora dobbiamo trovare un sistema plausibile per cui un giovane dovrebbe restare qui e non fare raffronti con quello che i grandi centri gli offrono, in primis la socialità e la possibilità di maggior confronto. E’ vero infatti che questa vallata possiede delle caratteristiche eccezionali: pensiamo a Fabriano, il cui modello di crescita è stato un tempo contagioso per la voglia di intraprendere, osare e rischiare. Oggi però non basta più aria buona, quiete e assenza di delinquenza, ma dobbiamo tornare ad aprirci al mondo e confrontarci per non cadere in quell’impoverimento sociale, che è anche miseria di idee».
A fargli eco è stato l’imprenditore matelicese Paolo Sparvoli, convinto che «fare impresa in Italia è difficile e farlo a Matelica è ancora di più. Per attrarre le famiglie servono lavoro, servizi e case. A Matelica, dove non manca il lavoro, la popolazione cala anche perché le case costano un 40% più dei comuni vicini. Cosa fare allora? Nell’azienda Antonio Merloni Pressure Vessels sono stati spesi 36 milioni di euro, ma servono ora servizi come la manualità che un tempo offriva il nostro vecchio Istituto Professionale o l’ex scuola Saipem con centinaia di giovani da ogni parte d’Italia. Perché non ricreare le opportunità con la Regione e il Politecnico delle Marche per creare un laboratorio accreditato? Sarebbe una grande opportunità per il nostro territorio. Dovrebbe essere infatti chiaro che gestire i territori spopolati costa più di quelli popolati. Eppure la gente di Visso dopo il sisma è stata spostata al mare con danni irrimediabili. Hanno pure tolto i punti nascita e oggi per nascere si va a Jesi, Macerata o Branca e ci chiediamo perché si spopola il territorio nonostante abbiamo lavoro, economia, clima ed eccellenze? Serve ambizione e più cooperazione per ripartire».
Il giovane imprenditore fabrianese Luca Bianchi, celebre nel mondo del miele, ha raccontato di aver «iniziato nel 2013, partendo dal mondo delle api, in un settore molto sensibile al meteo e al clima e negli anni ho maturato diverse idee, ma va detto che prima ancora che produttore di miele, come gli altri colleghi, mi sento un tutore del territorio dove lavoro e vivo. Noi apicultori infatti svolgiamo e compiamo un servizio alla comunità e a contraddistinguerci possono essere solo le vere eccellenze, la qualità prim’ancora della quantità, dove siamo facilmente superabili dalle vallate vicine. Serve allora di investire di più sulla comunicazione, sullo storytelling per chi non sa che dietro ad un piatto buono c’è una storia e un grande lavoro. Serve fare rete e creare la filiera per uscire e mantenere i produttori sul territorio.
Spieghiamo ai giovani perché restare, ma ricordiamoci che serve la sostenibilità economica per restare. Fare rete è fondamentale e bisogna superare l’idea che gli altri siano solo competitor e non benessere. In questo Matelica con la sua diversificazione imprenditoriale è un modello, tanto più ora che i tempi sono cambiati e non è più tempo del metalmezzadro, ma di chi giovane vuol investire e magari creare nuovi posti di lavoro».
L’imprenditore Mario Basilissi da parte sua ha messo in guardia dal fatto che «non bastano i contributi, ma servono risorse economiche molto importanti, perché se per i piccoli il sistema cooperativo può consentire di sopravvivere, per le altre aziende serve di puntare sull’alta qualità. Il vino è un’eccellenza che può dare importanti risultati in un contesto territoriale rilevante per la valorizzazione, ma ritengo che si potrebbero fare dei progetti più grandi confrontandoci con sindacati e regione, andando oltre quei puri e semplici contributi che non aiutano le vere imprese».
A chiudere l’incontro è stato il presidente del Consiglio regionale Dino Latini, che ha dichiarato «essere venuto per apprendere e comprendere e cercare di capire che cosa nel profondo cosa chiede ed esprime questa importante realtà dell’entroterra in particolare Matelica e le comunità della Sinclinale Camerte. Abbiamo iniziato a cambiare il pensiero in Regione, rivolgendo la nuca al mare e lo sguardo all’entroterra e crediamo che le battaglie di sistema per l’agricoltura siano necessarie, quanto valorizzare senza essere nostalgici e ricordando che i ragazzi che escono dagli istituti tecnici non sono affatto inferiori alle eccellenze intellettuali finora favorite dei licei. Abbiamo dunque molta strada da percorrere, ma oggi abbiamo colto degli spunti economici utili per il futuro».
Prossimo incontro a Fabriano, venerdì 16 giugno alle ore 17 al Palazzo del Podestà.