Un libro per essere avvincente deve riuscire a catturare l’attenzione del lettore, coinvolgendolo nella storia e trasportandolo nel mondo che viene descritto, suscitando emozioni e sentimenti. Tutto questo certamente è il libro “Il ‘nuovo’ gioco del mondo in Colombia” di Loredana Corrieri, che sabato 29 marzo scorso ha riempito di persone la sala conferenze della Fondazione Il Vallato. In tantissimi sono sicuramente venuti perché sapevano chi è Loredana e sulla fiducia di una persona tanto seriamente impegnata da decenni, hanno valutato che qualsiasi cosa avesse scritto non poteva essere banale o tempo sprecato. In pochi però potevano immaginare di trovarsi di fronte ad un’opera particolare, che la professoressa Maria Fiorella Zampini, docente di origini esanatogliesi, ma da tantissimi anni residente a Roma, ha saputo illustrare magnificamente per la sua originalità. «La parola guida di questo libro è l’amore» ha affermato la Zampini, che poi ha spiegato le ragioni del titolo: «Nel 1963 uscì il libro “Il gioco del mondo” di Julio Cortazar, che in spagnolo era “Rayuela”, che è poi il gioco universale della campana, a cui giocavamo tutte da bambine e che prevede un disegno a terra con una partenza da “terra” e un arrivo che è il “cielo”. Al “cielo” con ci si arriva direttamente, ma attraverso dei balzelli, come si intuisce da questo libro che ha molte similitudini con quello di Cortazar, il quale scrisse un testo difficile da classificare, se non forse come un monologo interiore, come è pure il libro di Loredana. L’autrice ha cercato di tenersi lontano dalle vicende, tanto che ha parlato in terza persona, come è nella sua personalità: un carattere schivo, che non vuole che si parli di lei. D’altra parte ci sono voluti tanti anni prima che mettesse sulla carta la straordinaria esperienza vissuta. È partita dal nulla, quasi per un caso. Non c’è neppure la numerazione delle pagine perché si potrebbe leggere anche a pezzi senza dover per forza leggerlo tutto insieme. È come un mosaico dove però le tessere non sono collocate secondo un disegno, ma sono quasi a caso a costruire i pensieri. Alla fine di tutto è venuto fuori questo testo». La Zampini, brillantemente, ha posto la domanda: «Come possiamo definire Loredana? Io direi o poietes, che in greco è colui che fa, e non a caso i latini rubarono questa parola ai greci al posto del vates che era più assimilabile all’indovino». All’incontro non è mancato un saluto dell’amministrazione comunale, con il sindaco Denis Cingolani, che ha partecipato insieme al presidente del consiglio comunale Sauro Falzetti. Ad incalzare invece nelle domande l’autrice, è stato lo stesso presentatore della serata e vicepresidente della Fondazione Il Vallato, Egidio Montemezzo, alle cui domande Loredana Corrieri non si è affatto sottratta, ma anzi ha accettato anche l’idea di fare una mostra con le fotografie dei 53 anni di attività personale e dell’associazione Arco iris in Colombia. L’autrice matelicese ha infine raccontato anche come è nato il libro: «Nel mese di maggio 2024 mio nipote mi diceva che aveva un convegno a Bogotà e allora gli ho detto che se veniva gli avrei fatto vedere cosa facevo, ma per problemi di cuore non è potuto venire, in quanto si trova a 2.640 metri di altitudine. Allora fu una grande delusione, ma tirai fuori tutte le foto iniziando così a raccogliere i ricordi e le emozioni per ciascuna immagine. Ne è nato questo libro». Un’ottima lettura e uno spunto per una riflessione sul senso della vita e degli obiettivi che ognuno di noi si pone.